My Houzz a Napoli: Trovare lo Splendore dopo 90 Anni di Abbandono
Un principesco appartamento disabitato diventa una casa-studio dove convivono pareti affrescate e arredi di design
In un palazzo storico napoletano, nel centro antico della città, a due passi dall’Orto Botanico, c’è un grande appartamento che è rimasto vuoto per quasi un secolo e che oggi è la casa dell’architetto Antonio Martiniello, oltre che sede del suo studio Keller Architettura.
La bellissima casa è stata arredata con contemporaneità, dopo aver conservato e restaurato i segni principeschi del palazzo del Settecento. In questo luogo dove antico e contemporaneo convivono con disinvoltura, anche la vita privata e quella lavorativa si mescolano con fluidità: Antonio ospita spesso eventi teatrali e culturali, oltre al via vai di architetti, artigiani e artisti provenienti da tutto il mondo che frequentano la casa-studio e la rendono un ambiente ricco di energia.
La bellissima casa è stata arredata con contemporaneità, dopo aver conservato e restaurato i segni principeschi del palazzo del Settecento. In questo luogo dove antico e contemporaneo convivono con disinvoltura, anche la vita privata e quella lavorativa si mescolano con fluidità: Antonio ospita spesso eventi teatrali e culturali, oltre al via vai di architetti, artigiani e artisti provenienti da tutto il mondo che frequentano la casa-studio e la rendono un ambiente ricco di energia.
Tavolo: Grand Ecart di Pallucco; credenza (sulla parete di fondo): Freemont, design di Ettore Sottsass
Entrando si nota subito che in questo appartamento convivono stili ed epoche molto diverse tra loro: le pareti sono fatte di gesso e simulano l’effetto legno, le porte invece sono dell’ottocento e lo specchio è l’unico arredo originale che era già presente nella casa. Tra mobili di design e pavimenti maiolicati non manca una funzionante Pista Polistil, giocattolo in voga negli Anni 80, che Antonio ha rispolverato e montato nell’ingresso.
Originario di Cimitile, un piccolo paese campano famoso per le sue basiliche paleocristiane, Antonio si trasferisce a Napoli per studiare Architettura e dopo la laurea decide di spostarsi in Austria, per vivere un esperienza all’estero e tornare in patria con un punto di vista diverso e un gusto nuovo grazie agli stimoli di una cultura differente.
A Graz fonda in un sottoscala lo studio KellerArchitettura. Gli amici austriaci lo chiamavano l’architetto della cantina, che in austriaco si dice appunto keller, e da questo nasce il nome dello studio. Per cinque anni respira un’aria internazionale che arricchisce il suo bagaglio culturale e al suo ritorno a Napoli, nel 2004, si mette alla ricerca della sua nuova sede.
Entrando si nota subito che in questo appartamento convivono stili ed epoche molto diverse tra loro: le pareti sono fatte di gesso e simulano l’effetto legno, le porte invece sono dell’ottocento e lo specchio è l’unico arredo originale che era già presente nella casa. Tra mobili di design e pavimenti maiolicati non manca una funzionante Pista Polistil, giocattolo in voga negli Anni 80, che Antonio ha rispolverato e montato nell’ingresso.
Originario di Cimitile, un piccolo paese campano famoso per le sue basiliche paleocristiane, Antonio si trasferisce a Napoli per studiare Architettura e dopo la laurea decide di spostarsi in Austria, per vivere un esperienza all’estero e tornare in patria con un punto di vista diverso e un gusto nuovo grazie agli stimoli di una cultura differente.
A Graz fonda in un sottoscala lo studio KellerArchitettura. Gli amici austriaci lo chiamavano l’architetto della cantina, che in austriaco si dice appunto keller, e da questo nasce il nome dello studio. Per cinque anni respira un’aria internazionale che arricchisce il suo bagaglio culturale e al suo ritorno a Napoli, nel 2004, si mette alla ricerca della sua nuova sede.
Trittico fotografico a parete: Oscar Niemeyer di Salvino Campos, 2015; sempre a parete, sull’estrema sinistra, opera d’arte: Dodicesima ora di Rosy Rox; poltrone bianche: Bubble Club di Kartell; divano viola: On the Rocks di Edra
Presto scopre che al secondo piano dello storico Palazzo Ruffo di Castel Cicala, costruito nella seconda metà del Settecento, c’è un appartamento vuoto da novant’anni: era infatti diventato un deposito degli arredi del palazzo che era stato trasformato in una fabbrica di guanti: «Ho saputo che c’era questo appartamento grazie all’incontro con l’artista Nino Longombardi che aveva lo studio in questo edificio storico e mi è piaciuto subito – racconta – perché nonostante fosse un appartamento antico aveva già una spazialità contemporanea, come gli ambienti di una fabbrica, alti, larghi e posizionati una stanza dopo l’altra, senza corridoi» ricorda Antonio.
Inizia quindi nel 2004 i lavori di ristrutturazione, cercando di recuperare il più possibile gli antichi splendori. «La ristrutturazione ha avuto una grande componente di restauro, strutturalmente ho consolidato i solai e dove mancavano gli elementi originali sono intervenuto con materiali contemporanei, come le porte di plexiglass rosso o il pavimento di legno multistrato industriale posato direttamente sul massetto. Ho recuperato pavimenti maiolicati e quelli di cotto, gli affreschi e i parati e ho creato percorsi funzionali tra gli ambienti».
Presto scopre che al secondo piano dello storico Palazzo Ruffo di Castel Cicala, costruito nella seconda metà del Settecento, c’è un appartamento vuoto da novant’anni: era infatti diventato un deposito degli arredi del palazzo che era stato trasformato in una fabbrica di guanti: «Ho saputo che c’era questo appartamento grazie all’incontro con l’artista Nino Longombardi che aveva lo studio in questo edificio storico e mi è piaciuto subito – racconta – perché nonostante fosse un appartamento antico aveva già una spazialità contemporanea, come gli ambienti di una fabbrica, alti, larghi e posizionati una stanza dopo l’altra, senza corridoi» ricorda Antonio.
Inizia quindi nel 2004 i lavori di ristrutturazione, cercando di recuperare il più possibile gli antichi splendori. «La ristrutturazione ha avuto una grande componente di restauro, strutturalmente ho consolidato i solai e dove mancavano gli elementi originali sono intervenuto con materiali contemporanei, come le porte di plexiglass rosso o il pavimento di legno multistrato industriale posato direttamente sul massetto. Ho recuperato pavimenti maiolicati e quelli di cotto, gli affreschi e i parati e ho creato percorsi funzionali tra gli ambienti».
L’appartamento era stato ristrutturato e restaurato nella seconda metà dell’Ottocento, chiamando decoratori da tutta Europa, quindi gli affreschi e i parati avevano stili e influenze diverse a seconda della provenienza del decoratore: «Durante i lavori di restauro ho dato i nomi alle varie camere a seconda delle decorazioni presenti; c’è la sala Pompeiana, che ovviamente è quella rossa, poi c’è la sala azzurra, quella orientale e la sala delle farfalle nello studio».
Già nella ristrutturazione avvenuta nell’Ottocento l’appartamento era stato reinterpretato seguendo concetti di grande modernità, come successo con la divisione degli spazi, ma rimanendo vuoto per quasi un secolo è stato ristrutturato nuovamente aggiungendo un ulteriore stato di contemporaneità.
Soffitto affrescato risalente alla seconda metà dell’Ottocento
Già nella ristrutturazione avvenuta nell’Ottocento l’appartamento era stato reinterpretato seguendo concetti di grande modernità, come successo con la divisione degli spazi, ma rimanendo vuoto per quasi un secolo è stato ristrutturato nuovamente aggiungendo un ulteriore stato di contemporaneità.
Soffitto affrescato risalente alla seconda metà dell’Ottocento
L’ingresso è l’unico spazio che la casa e lo studio hanno in comune: per il resto c’è una separazione netta tra le due entità, tranne quando in occasione di particolari eventi anche la parte abitata viene aperta al pubblico.
Vediamo sulla porta di vetro la scritta Keller Architettura, poi sulla sinistra si apre la zona residenziale, con ambienti che si susseguono uno dopo l’altro senza corridoi ne disimpegni, mentre a destra ci sono gli spazi dello studio.
Vediamo sulla porta di vetro la scritta Keller Architettura, poi sulla sinistra si apre la zona residenziale, con ambienti che si susseguono uno dopo l’altro senza corridoi ne disimpegni, mentre a destra ci sono gli spazi dello studio.
Scultura al neon a parete: Foreigners Everywhere di Claire Fontaine, 2010; divano angolare quattro moduli in alcantara di Frighetto; tavolino: disegnato da Antonio Martiniello
Entrando nella parte residenziale, attraversando un piccolo studio, troviamo la cosiddetta “sala pompeiana”, in cui già si può assaporare la commistione tra affreschi di metà Ottocento, mobili di design e arte contemporanea. Da questo ambiente si può accedere alla cucina attraverso le due porte di plexiglas rosso.
Entrando nella parte residenziale, attraversando un piccolo studio, troviamo la cosiddetta “sala pompeiana”, in cui già si può assaporare la commistione tra affreschi di metà Ottocento, mobili di design e arte contemporanea. Da questo ambiente si può accedere alla cucina attraverso le due porte di plexiglas rosso.
La cucina è costruita a forma di T con una penisola centrale di acciaio su cui sono situati i fuochi professionali, infatti oltre ad essere vissuta da Antonio nella sua quotidianità, è luogo di preparativi per gli eventi ospitati dalla casa-studio. Da cui si può accedere ad un piccolo bagno comunicante con lo studio (la porta in foto).
Quadro a parete: Senza Titolo di Riccardo Albanese, carboncino su tela, 2008; poltroncine bianche frontali: Vicario di Artemide; tavolino in ferro e vetro: disegnato da Antonio Martiniello
Dalla cucina, attraverso un’altra porta di plexiglas rosso si accede al soggiorno principale dove c’è una spettacolare libreria sospesa con struttura in betulla grezza, Antonio mi spiega che: «Gli antichi proprietari del palazzo volevano una biblioteca e nella ristrutturazione ottocentesca hanno creato questa libreria demolendo il muro centrale e aprendo il salone.
Hanno utilizzato una trave di legno (che si vede in foto in mezzo al soffitto) e putrelle per sostituire il muro maestro, un intervento arditissimo per consolidare la stanza, che però ha superato tutti i terremoti».
La biblioteca oggi non ha più i libri perché Antonio la preferisce vuota, ma volendo potrebbe ancora essere usata ripristinando la scala a pioli per salire sulla passatoia.
Come si vede dall’apertura sulla destra, questo soggiorno comunica anche con la sala pompeiana.
Dalla cucina, attraverso un’altra porta di plexiglas rosso si accede al soggiorno principale dove c’è una spettacolare libreria sospesa con struttura in betulla grezza, Antonio mi spiega che: «Gli antichi proprietari del palazzo volevano una biblioteca e nella ristrutturazione ottocentesca hanno creato questa libreria demolendo il muro centrale e aprendo il salone.
Hanno utilizzato una trave di legno (che si vede in foto in mezzo al soffitto) e putrelle per sostituire il muro maestro, un intervento arditissimo per consolidare la stanza, che però ha superato tutti i terremoti».
La biblioteca oggi non ha più i libri perché Antonio la preferisce vuota, ma volendo potrebbe ancora essere usata ripristinando la scala a pioli per salire sulla passatoia.
Come si vede dall’apertura sulla destra, questo soggiorno comunica anche con la sala pompeiana.
A parete, opera d’arte: Dodicesimo giorno di Rosy Rox, ferro smaltato, 2012
L’esplosione dei colori, di affreschi, parati, pavimenti e arredi spesso sgargianti è intervallata da pause di bianco, come la parete del soggiorno dietro al divano viola.
L’esplosione dei colori, di affreschi, parati, pavimenti e arredi spesso sgargianti è intervallata da pause di bianco, come la parete del soggiorno dietro al divano viola.
La terza porta del soggiorno conduce alla camera da letto, ultima stanza della casa e unico baluardo della privacy di Antonio, infatti la camera da letto è l’unica stanza dove non sono ammessi gli ospiti durante le cene o gli eventi organizzati in casa.
La sua casa è molto diversa da quelle che progetta: «Sono solitamente attratto dal minimalismo architettonico e dalla espressività dello spazio materiale e concettuale. Quando progetto uno spazio fornisco gli strumenti per vivere al meglio una struttura, privilegiando la qualità della luce, la leggerezza dei materiali e soprattutto la funzionalità».
La sua casa è molto diversa da quelle che progetta: «Sono solitamente attratto dal minimalismo architettonico e dalla espressività dello spazio materiale e concettuale. Quando progetto uno spazio fornisco gli strumenti per vivere al meglio una struttura, privilegiando la qualità della luce, la leggerezza dei materiali e soprattutto la funzionalità».
Letto: disegnato da Antonio Martiniello
Nella camera da letto con le pareti azzurre c’è un altro esempio di come lavora Antonio, che sì è anche occupato di progettare il bagno: «Quando mi trovo a progettare gli spazi in case con volumi molto grandi, creo scatole nelle scatole. Il mio bagno è stato una delle prime sperimentazioni di questo tipo».
Il bagno infatti è un parallelepipedo posizionato al centro della stanza, che diventa anche testiera del letto e ha creato in fondo alla camera un ulteriore spazio, aperto sui lati, che funge da cabina armadio.
Nella camera da letto con le pareti azzurre c’è un altro esempio di come lavora Antonio, che sì è anche occupato di progettare il bagno: «Quando mi trovo a progettare gli spazi in case con volumi molto grandi, creo scatole nelle scatole. Il mio bagno è stato una delle prime sperimentazioni di questo tipo».
Il bagno infatti è un parallelepipedo posizionato al centro della stanza, che diventa anche testiera del letto e ha creato in fondo alla camera un ulteriore spazio, aperto sui lati, che funge da cabina armadio.
Antonio vive ogni progettazione come unica e spiega che: «In un luogo storico come questo, frutto di stratificazioni secolari,
ho scelto di costruire una struttura leggera, prefabbricata, incapsulandola
nella storia e nello spazio circostante».
Il bagno, quindi, è un prefabbricato costruito con una struttura in ferro rosso e policarbonato alveolare trasparente che contiene al suo interno tutti i servizi, ovvero la doccia e i sanitari: «La scelta del materiale è tesa ad una leggerezza della materia che viene sgravata dal suo peso e la trasparenza permette alla luce di entrare – spiega Antonio. Il mio riferimento principale per la progettazione è lo spazio industriale, inteso come luogo altamente funzionale dove nulla è lasciato al caso».
ho scelto di costruire una struttura leggera, prefabbricata, incapsulandola
nella storia e nello spazio circostante».
Il bagno, quindi, è un prefabbricato costruito con una struttura in ferro rosso e policarbonato alveolare trasparente che contiene al suo interno tutti i servizi, ovvero la doccia e i sanitari: «La scelta del materiale è tesa ad una leggerezza della materia che viene sgravata dal suo peso e la trasparenza permette alla luce di entrare – spiega Antonio. Il mio riferimento principale per la progettazione è lo spazio industriale, inteso come luogo altamente funzionale dove nulla è lasciato al caso».
La particolarità di questo progetto è che sul tetto c’è una vasca da bagno sopraelevata, a cui si accede tramite una scala a pioli situata fuori al bagno (non visibile dal foto). L’acqua arriva alla vasca attraverso dei tubi che passano nel muro, come accade normalmente in tutti i bagni.
Opera d’arte in primo piano sulla destra: Nero Vinile di Nunzio De Martino; sulla parete di fondo: Barbone di Riccardo Albanese, carboncino su tela, 2008.
Riattraversando la serie di stanze, si ritorna all’ingresso dove ci sono tre porte che permettono di accedere alle tre stanze dello studio Keller Architettura.
Come l’abitazione privata, anche lo studio ha tutte le stanze interconnesse tra loro. La stanza principale è una sala stretta e lunga dove, sotto un arco, si trova una scrivania con una serie di postazioni computer per i diversi collaboratori.
Qui nascono le idee e i progetti di Keller Architettura che, oltre a progettare e ristrutturare case ed edifici, ha iniziato ad occuparsi anche di rigenerazione urbana
con il progetto Officina Keller.
Riattraversando la serie di stanze, si ritorna all’ingresso dove ci sono tre porte che permettono di accedere alle tre stanze dello studio Keller Architettura.
Come l’abitazione privata, anche lo studio ha tutte le stanze interconnesse tra loro. La stanza principale è una sala stretta e lunga dove, sotto un arco, si trova una scrivania con una serie di postazioni computer per i diversi collaboratori.
Qui nascono le idee e i progetti di Keller Architettura che, oltre a progettare e ristrutturare case ed edifici, ha iniziato ad occuparsi anche di rigenerazione urbana
con il progetto Officina Keller.
Proseguendo si accede alla “sala delle farfalle”, nominata così da Antonio per il tema dei parati: è una sala arredata con tutti mobili vintage che collega la sala computer alla sala riunioni (nella foto successiva).
Il nuovo progetto Officina Keller, che tenta di rilanciare le tradizioni artigianali attraverso la realizzazione di progetti legati all’arte e al design contemporaneo, ha modificato l’approccio di Antonio Martiniello, che spiega: «All’inizio collezionavo arte contemporanea, adesso non sono più interessato all’opera ma al suo “backstage”, a quello che avviene quando l‘artigiano incontra l’artista e la necessità di produrre manufatti differenti dal solito, incentiva la parte creativa ed esecutiva dello stesso, contribuendo all’accrescimento formativo di una nuova classe di artigiani».
Il nuovo progetto Officina Keller, che tenta di rilanciare le tradizioni artigianali attraverso la realizzazione di progetti legati all’arte e al design contemporaneo, ha modificato l’approccio di Antonio Martiniello, che spiega: «All’inizio collezionavo arte contemporanea, adesso non sono più interessato all’opera ma al suo “backstage”, a quello che avviene quando l‘artigiano incontra l’artista e la necessità di produrre manufatti differenti dal solito, incentiva la parte creativa ed esecutiva dello stesso, contribuendo all’accrescimento formativo di una nuova classe di artigiani».
Sedie: Panton Chair di Vitra
L’obiettivo di Antonio è quello di esportare un progetto di rigenerazione urbana, che punti sulla rinascita dei lavori legati alle tradizioni culturali e che sia applicabile a tutte le città del mediterraneo.
E così “l’architetto della cantina”, ha ristrutturato la sua casa riportando alla luce le magnificenze di secoli passati e oggi usa quelle sale principesche per portare avanti i suoi progetti sociali: «La riconversione sociale si può ottenere soltanto creando lavoro, perché solo attraverso la riqualificazione dell’essere umano, a cui si dà dignità con il lavoro, si può recuperare un pezzo di civiltà».
Trova il professionista più vicino a te, clicca qui.
Guarda tutte le foto di questa casa.
L’obiettivo di Antonio è quello di esportare un progetto di rigenerazione urbana, che punti sulla rinascita dei lavori legati alle tradizioni culturali e che sia applicabile a tutte le città del mediterraneo.
E così “l’architetto della cantina”, ha ristrutturato la sua casa riportando alla luce le magnificenze di secoli passati e oggi usa quelle sale principesche per portare avanti i suoi progetti sociali: «La riconversione sociale si può ottenere soltanto creando lavoro, perché solo attraverso la riqualificazione dell’essere umano, a cui si dà dignità con il lavoro, si può recuperare un pezzo di civiltà».
Trova il professionista più vicino a te, clicca qui.
Guarda tutte le foto di questa casa.
Colpo d’occhio
Chi ci abita: Antonio Martiniello (che ha seguito i lavori di ristrutturazione e l’arredamento)
Dove: Napoli
Superficie: 400 m² circa. L’appartamento comprende una camera da letto, due bagni, due soggiorni, uno studio e la cucina. Lo studio è composto da un ingresso, tre stanze e un bagno.
Anno di costruzione del palazzo: seconda metà del ‘700
Anno di ristrutturazione dell’appartamento: 2004